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Patrick Rüegg (37) rettete Walter Kilchenmann (68) aus brennendem Haus: Das ist der Held von Höngg

Blick.ch - Tue, 05/05/2020 - 19:15
Am Sonntag brennt es in der Brunnwiesenstrasse in Zürich-Höngg. Bewohner Walter Kilchenmann (68) befindet sich im Haus – und schläft. Rettung naht vor der Haustür. Doch diese musste Retter Patrick Rüegg (37) erst einmal aufkriegen.
Categories: Swiss News

23%-kal kevesebb pénzt vettünk ki az automatákból a járvány kezdete óta

Bumm.sk (Szlovákia/Felvidék) - Tue, 05/05/2020 - 19:15
Áprilisban a negyedével több online vásárlásra került sor az országban, mint tavaly áprilisban, másrészt az emberek 23 százalékkal kevesebb pénzt vettek ki a bankautomatákból.

Confinamento, il dibattito vietato

Coulisses de Bruxelles - Tue, 05/05/2020 - 18:53

Un incroyable travail de traduction en italien de mon article intitulé «confinement, le débat interdit» réalisé par Piero Graglia afin de lancer le débat en Italie

Ci sono voluti solo pochi istanti, il 16 marzo, per il Capo di Stato e il suo governo, in nome della lotta contro la pandemia di Coronavirus, per porre agli arresti domiciliari i francesi e privarli della maggior parte delle loro libertà civili, politiche e sociali che ritenevamo inalienabili: libertà di andare e venire, libertà di riunione, libertà di impresa, libertà di lavorare, ecc. La giustizia è stata quasi messa agli arresti, gli avvocati sono stati confinati, le detenzioni provvisorie sono state automaticamente estese, la polizia (intesa in senso molto ampio dal momento che l’espressione include anche gli agenti di polizia municipale e simili) investiti con pieni poteri [per] applicare queste misure di privazione della libertà.

Il confinamento senza base legale

Questa sospensione dello Stato di diritto è stata effettuata senza una base giuridica. Infatti, il decreto del 16 marzo che limita la circolazione dei cittadini non rientra nelle competenze del potere esecutivo, poiché solo un magistrato, il giudice delle libertà, può normalmente decidere su base individuale, caso per caso. Tuttavia, il sistema di giustizia amministrativa, in questo caso il Consiglio di Stato, ha convalidato il decreto sulla base della teoria giurisprudenziale delle «circostanze eccezionali», adottando quella che non è, senza dubbio, la sua decisione più ispirata.

Solo il 23 marzo il Parlamento ha fornito una base giuridica per le misure annunciate il 17 marzo, votando in tutta fretta la legge che crea uno «stato di urgenza sanitaria» e che autorizza il governo a dichiararlo «in caso di calamità sanitaria che mette in pericolo, per la sua natura e gravità, la salute della popolazione», una definizione particolarmente vaga. Tutta questa legge rasenta la vaghezza, i reati che essa prevede, ad esempio, lasciando gran parte all’interpretazione della polizia e quindi all’arbitrio. Rinnovabile dal Parlamento - anche per una durata di più di due mesi - conferisce pieni poteri all’esecutivo, con il Parlamento che viene privato dei suoi poteri e ridotto al ruolo di semplice spettatore. Anche se l’Assemblea non ha modificato il piano del governo, essendo la maggioranza quella che è, il Senato, dominato dalla destra classica, è fortunatamente riuscito a introdurre alcune garanzie in questo testo improvvisato e mal realizzato, prevedendo in particolare che esso cesserà di essere in vigore in ogni caso il 1° aprile 2021, a meno che non ci sia l’approvazione di una legge contraria. Un chiarimento fondamentale a cui i servizi [legali] governativi non avevano curiosamente pensato.

Non proprio una dittatura

È davvero sorprendente che questa legislazione eccezionale, giustificata dall’uso di un linguaggio guerresco unico in Europa («Siamo in guerra») non sia stata oggetto di un rinvio al Consiglio costituzionale, avendo l’opposizione - altrettanto paralizzata dal terrore come l’opinione pubblica - rinunciato ad esercitare i suoi diritti, un fatto senza precedenti quando si tratta di una violazione particolarmente grave dello Stato di diritto. I giudici costituzionali non sono stati interpellati che su un punto di dettaglio, la sospensione dei termini per la valutazione delle questioni preliminari di costituzionalità (QPC), una disposizione che ha peraltro convalidato.

Fino a quando si applicherà lo stato di emergenza sanitaria (è notizia appena giunta che esso durerà fino alla fine di luglio), la Francia non è più una democrazia, anche se non è proprio una dittatura. A suo tempo, Francois Mitterrand denunciò il «colpo di stato permanente» che erano le istituzioni della Quinta Repubblica. Il coronavirus ha permesso di andare fino in fondo a questa logica istituzionale. Il capo dello Stato, basandosi su una maggioranza sottomessa e di fronte a un’opposizione inesistente, ha preso il controllo di tutte le leve del potere invocando la necessità di preservare la salute dei francesi e dichiarando un’emergenza sanitaria che non aveva voluto vedere arrivare, proprio lui che dieci giorni prima aveva esortato i francesi a continuare a vivere come prima.

Questo mettere tra parentesi lo Stato di diritto è stato accompagnato dalla brusca chiusura di gran parte dell’economia, una conseguenza logica del confinamento. Soprattutto, il governo ha deciso, senza alcuna consultazione, quali imprese potevano rimanere aperte, costringendo le imprese a mettere in mobilità più di 11 milioni di lavoratori salariati del settore privato.

Assenza di dibattito

È veramente sorprendente che questi poteri eccezionali affidati allo Stato per imporre un confinamento brutale e senza sfumature a un intero Paese, uno dei più difficili d’Europa con quelli di Spagna, Italia e Belgio, non abbiano suscitato alcun dibattito, come se non ci fosse altra scelta. Tuttavia, una democrazia non ha mai usato questo metodo in passato per combattere una pandemia (all’inizio del secolo precedente ci sono stati solo confinamenti parziali), in particolare durante l’influenza spagnola del 1918-1919, l’influenza asiatica del 1959 o l’influenza di Hong Kong del 1969. Il fatto che il contenimento sia stata una soluzione inventata dalla Cina, un regime totalitario, per contenere la pandemia da coronavirus avrebbe dovuto almeno mettere in dubbio la sua legittimità. Tuttavia, si è imposto quasi naturalmente, in particolare quando l’Italia ha preso la decisione di confinare l’intera popolazione a partire dal 10 marzo, cosa che ha provocato un effetto domino, ognuno volendo dimostrare di avere pure a cuore la protezione della sua popolazione: la Spagna lo impone il 15 marzo, la Francia il 16 marzo, il Belgio il 18...

Eppure c’era spazio per il dibattito e ad ogni livello. Prima di tutto sul principio del confinamento in quanto tale. Poiché esso è di fatto un male minore per rallentare la diffusione del virus ed evitare la congestione ospedaliera che potrebbe causare ulteriori decessi. Chiaramente, il virus continuerà a circolare e uccidere quelli che deve uccidere dopo la revoca del contenimento - in una proporzione che nessuno conosce - poiché non esiste e non ci sarà un vaccino per uno o due anni e i trattamenti sono ancora in fase sperimentale.

Il confinamento è una trappola politica

Chiaramente, nessuno si è reso conto che rischiava di essere molto difficile uscire dal contenimento senza danni politici una volta deciso, poiché una parte del pubblico poteva persuadersi nel tempo che si trattava di fatto di sradicare la malattia. Se la pandemia continua ad uccidere, e lo farà, il governo, qualora riduca le misure, sarà automaticamente accusato di mettere in pericolo la salute dei suoi cittadini per salvare «l’economia», una parolaccia per alcuni francesi come se lavorare per vivere fosse secondario rispetto alla salute... In altre parole, la tentazione sarà forte di tornare al confinamento assoluto per mettere a tacere le controversie o lasciare il più tardi possibile la strada scelta dalla Francia dopo sei settimane di stato di emergenza sanitaria.

Per questo motivo paesi come la Svezia, la Svizzera, la Germania o i Paesi Bassi non hanno adottato una strategia più flessibile, consentendo alla vita di fare il suo corso normale, o l’hanno applicata con molta più finezza, il che ha impedito di passare attraverso i poteri eccezionali affidati all’esecutivo e soprattutto di bloccare l’economia.

Perché confinare un intero paese?

Questo blocco totale di un paese è tanto più discutibile dal momento che intere regioni erano e sono ancora quasi intoccate dal virus: perché imporre nella Creuse lo stesso trattamento nell’Ile de France, in Puglia come a Milano? Perché non ci siamo limitati al confinamento sulla base dell’estensione della pandemia, proprio come ha fatto la Germania, dove gli Stati federali hanno giurisdizione sulla salute pubblica, con il successo che conosciamo? Così, fin dall’inizio, sono stati identificati due focolai in Francia: Oise e Mulhouse. Ora, invece di reagire immediatamente isolando queste due regioni e dispiegando mezzi medici militari per alleviare il carico degli ospedali civili, il governo ha tergiversato lasciando espandere il virus. Resta sconcertante che si è dovuto attendere fino al 24 marzo, una settimana dopo la decisione di chiudere il paese, per avere il servizio sanitario militare inviato a Mulhouse come rinforzo! Da questo a pensare che il contenimento totale sia stato motivato anche dall’incapacità delle autorità di prevenire la crisi, c’è solo un passo che farò attenzione a non fare.

Analogamente, la scelta delle imprese di chiudere e di adottare misure precauzionali sarebbe stata anch’essa un campo di discussione possibile. Ad esempio, si è saputo subito che l’aria condizionata ha permesso al virus di viaggiare oltre il metro di sicurezza e contaminare molte persone. Quindi chiudere negozi di scarpe, gallerie d’arte o fioristi e lasciare i supermercati aperti ha un senso dal punto di vista medico? Allo stesso modo, era necessaria la chiusura della scuola? Tutto ciò è stato lasciato alla discrezione di una burocrazia senza controllo e senza alcuna consultazione con tutti gli attori economici e sociali.

Perché mettere un’intera popolazione agli arresti domiciliari?

Infine, è emerso molto presto che la malattia era in stragrande maggioranza fatale per le persone di età superiore ai 70 anni (età media della morte in Italia o in Francia: 80 anni) e per quelli con gravi patologie, in altre parole gli immunodepressi. Quindi, era razionale mettere in confinamento tutte le persone valide e far precipitare il paese in recessione? Forse avremmo dovuto concentrarci sulla protezione di questi gruppi a rischio piuttosto che mettere un intero paese sotto una campana senza pensare al giorno successivo, soprattutto perché sappiamo bene che il virus sarà qui per molto tempo.

Il dibattito diventa, a questo punto, particolarmente emotivo, perché si riferisce al nostro rapporto con la morte. Perché una tale pandemia, che non è la prima che il mondo abbia affrontato ed è, soprattutto, lungi dall’essere la più letale della storia, ha portato gli Stati a decidere su misure senza precedenti sapendo che esse non erano una cura? Perché tale panico, soprattutto quando confrontiamo la mortalità causata dal coronavirus con quella di altre malattie? Anche se dobbiamo ancora essere prudenti, dato che dopo cinque mesi dalla sua comparsa sappiamo ancora così poco del covid-19, tutto questo dovrebbe metterci in guardia sullo scientismo che ci ha preso, avendo la medicina detto tutto e il contrario di tutto su questa pandemia, rendendo così la decisione politica particolarmente difficile. Ma ricordiamoci che ogni anno in Francia vengono diagnosticati 400.000 nuovi tumori e che 150.000 francesi ne muoiono, eppure il tabacco e l’alcol non sono ancora vietati, anche se questo impedirebbe gran parte di queste patologie. Se tutta la vita merita di essere salvata, perché essere così disinvolti sul cancro? Analogamente, l’influenza stagionale (mentre c’è un vaccino che una grande maggioranza considera dispensabile) uccide tra le 3.000 e le 15.000 persone ogni anno (per non parlare degli oltre 30.000 decessi per l’influenza di Hong Kong nel 1969 in un paese di 51 milioni di abitanti o il numero equivalente di decessi nel 1959 in un paese di 45 milioni di abitanti); le infezioni respiratorie stagionali uccidono 68.000 persone, gli incidenti stradali 3.500 persone alle quali devono essere aggiunte le vittime sopravvissute che restano disabili per tutta la vita. Eppure, nessuno ha pensato di vietare l’auto (e ogni misura per rafforzare la sicurezza provoca ondate di protesta: ricordiamoci delle polemiche sugli 80 km/h) o di rendere la lotta contro l’inquinamento o il cibo spazzatura un imperativo categorico.

Se osserviamo le statistiche della mortalità nel mondo, vediamo che la fame (anche se facile e poco costosa da sradicare), la malaria, l’AIDS o ancora le guerre (spesso fatte con armi prodotte dalle nostre industrie) uccidono infinitamente più di quanto il coronavirus potrà mai uccidere.

Scegli il tuo lato compagno, ma non c’è che un campo giusto, quello del confinamento!

Si dovrebbe senz’altro considerare la responsabilità dei media audiovisivi in questa ondata di panico che si è impadronita dell’opinione pubblica occidentale (con un’eccezione tedesca, avendo la televisione di quel Paese deciso di assegnare al Covid-19 il posto che si merita). Annunciare ogni mattina il numero di morti senza metterli in prospettiva rispetto alla media abituale dei morti, alla loro età, alle comorbilità che hanno sofferto, ecc.), dedicare interi giornali alla pandemia non può che confondere anche le migliori teste... Immaginate se ogni mattina si elencassero i morti in Francia per tutte le cause possibili e gli si dedicassero tutti i giornali: chi oserebbe continuare a vivere?

Ciò non significa che la morte non abbia importanza, ma semplicemente che qualsiasi politica pubblica deve essere valutata secondo il calcolo costi-benefici. Se non vietiamo la vendita di armi, tabacco, alcol, automobili, camion, centrali termiche, è perché collettivamente crediamo che il costo sarebbe maggiore del beneficio che ne otterremmo. Ma questo dibattito, nella tempesta emotiva che dura da due mesi, è di fatto vietato. Coloro che hanno osato mettere in discussione la strategia scelta e soprattutto la sua durata sono stati messi alla gogna dai più radicali, quelli che si fanno ascoltare. Opporsi all’estensione del confinamento significa essere per il «sacrificio» di coloro che sono malati, «sputare in faccia ai morti» e via di questo passo. In breve, scegli il tuo lato compagno, ma non c’è che un campo giusto, quello del confinamento! Sono anche stato minacciato di morte, io e la mia famiglia, da persone coraggiose che credono che ogni vita debba essere salvata, non importa a quale prezzo, senza che la contraddizione delle loro parole toccasse le loro menti, dopo avermi contestato due tweet del 9 aprile, tre settimane dopo l’inizio del confinamento: «È pazzesco quando ci si pensa: far precipitare il mondo nella più grave recessione dalla seconda guerra mondiale per una pandemia che ha ucciso meno di 100.000 persone (per non parlare della loro età avanzata) in un mondo di 7 miliardi di abitanti. L’influenza stagionale, che uccide per lo più bambini piccoli, fa tra le 290.000 e le 650.000 vittime all’anno in tutto il mondo. E a tutti non importa, ma è una cosa seria.»

La recessione più grave di tutti i tempi esclusi i tempi di guerra (e ancora)

Tuttavia, il contenimento porterà a una recessione inimmaginabile per la sua violenza: si prevede che raggiunga tra l’8% e il 15% del PIL, un calo senza precedenti dell’attività in tempo di pace (è necessario tornare al 1942 [Francia di Vichy] per registrare una recessione del -10%). Non abbiamo mai bloccato un’economia completamente, come abbiamo appena fatto, dobbiamo esserne consapevoli. La disoccupazione parziale colpisce attualmente quasi dodici milioni di lavoratori (un dipendente privato su due!) e i licenziamenti in tronco causati da migliaia di fallimenti aziendali saranno nell’ordine delle centinaia di migliaia o addirittura milioni di persone una volta scaduto il regime di disoccupazione parziale pagato dallo Stato (poiché costa una fortuna). E più a lungo l’economia si ferma, più difficile sarà la ripartenza. Il costo della creazione di una rete di sicurezza sociale e di piani economici porterà a un deterioramento senza precedenti dei conti pubblici e delle giovani generazioni che dovranno pagare due volte il confinamento: con la perdita del posto di lavoro e con l’aumento delle tasse per coloro che lo manterranno.

Non dobbiamo dimenticare che la disoccupazione è anche una catastrofe sanitaria, ma più diffusa e quindi socialmente più accettabile: si stima che siano 14.000 i decessi causati ogni anno in Francia da malattie indotte dalla disoccupazione. E come non parlare della sua processione di miseria, fame, declassamento sociale, ecc. Gli effetti del confinamento hanno anche terribili conseguenze sulla mente dei francesi, sulla violenza contro le donne e i bambini, sulla loro salute (ad esempio, la diagnosi precoce di tumori, ictus, attacchi di cuore sono sospesi e non si sa ancora nulla sui suicidi, ecc.), sull’abbandono scolastico (quanti bambini sono semplicemente scomparsi dal sistema?).

Uno Stato di diritto permanentemente indebolito

Infine, credere che le libertà civili, la democrazia, emergeranno intatte da questo episodio è solo un dolce sogno. Lo stato di emergenza sanitaria rimarrà sancito dalla nostra legge per lungo tempo esattamente come lo stato di emergenza, lanciato nel 2015, è stato alla fine incorporato nella legge comune. È raro che uno Stato rinunci da solo ai poteri conquistati sul legislatore e sulla giustizia. Rintracciare gli individui, tramite smartphone, cosa che alcuni considerano una necessità, potrebbe diventare la regola in nome della salvaguardia della nostra salute, salvaguardia che è diventata LA priorità, con la vita privata declassata alla preoccupazione di un’altra epoca. Aver scelto il confinamento totale e lo stato di emergenza lascerà tracce permanenti e durature nella democrazia francese.

Non pretendo di dare una risposta. Semplicemente, i primi elementi del della fine del confinamento mostrano che sarebbe stata possibile un’altra via: confinamento deciso [dipartimento per] dipartimento [si tratta delle «regioni» francesi], ampia discrezione lasciata alle autorità locali, rinvio al sistema giudiziario per registrare i portatori del virus, ecc. Mi rammarico solo per la mancanza di decisione democratica prima dell’instaurazione dello stato di emergenza sanitaria e della sua estensione. Come se sacrificare generazioni sotto i 60 anni e sospendere lo stato di diritto fossero delle opzioni non discutibili.

Concludendo provvisoriamente, penso che non dovremmo ingannarci sul significato dell’evento inimmaginabile che stiamo vivendo: è il trionfo dell’individualismo, quello della salute immediata dell’individuo di fronte all’attuale e futuro benessere collettivo. I termini del dibattito sono in realtà identici a quelli del cambiamento climatico: dovremmo accettare di sacrificare il nostro benessere immediato per garantire la sopravvivenza della specie umana?

Categories: Union européenne

Blanchi, Simon Brandt contre-attaque

24heures.ch - Tue, 05/05/2020 - 18:47
Le conseiller municipal et candidat malheureux à la mairie de la Ville de Genève est lavé de tout soupçon par la justice.
Categories: Swiss News

Bons Cumulus piratés: vaste arnaque démasquée

24heures.ch - Tue, 05/05/2020 - 18:46
Des arnaqueurs aux bons Migros ont sévi sur internet entre la Suisse et la Pologne.
Categories: Swiss News

Décliner son identité avant de manger au resto

24heures.ch - Tue, 05/05/2020 - 18:45
Les acteurs de l'hôtellerie et de la restauration ont soumis au gouvernement une batterie de mesures en vue de leur réouverture.
Categories: Swiss News

Aide financière de l’ambassade de Mauritanie à Dakar pour les malades mauritaniens en traitement au Sénégal

CRIDEM (Mauritanie) - Tue, 05/05/2020 - 18:45
Sahara Médias - L’ambassade de Mauritanie eu Sénégal a annoncé avoir mis en place une commission destinée à aider les malades mauritaniens...
Categories: Afrique

Gastro-Schutzkonzept macht Schluss mit anonymen Barbesuchen: Was passiert mit den Daten der Gäste?

Blick.ch - Tue, 05/05/2020 - 18:35
Anonymität war vor Corona. Seit dem Ausbruch der Pandemie werden unsere Bewegungen registriert. Neu sind auch Beizen dazu verpflichtet, die Personalien der Gäste aufzunehmen. Datenschützer warnen vor Missbrauch.
Categories: Swiss News

BLICK enthüllt das Schutzkonzept zum Trainingsstart: Profis müssen ihre Schuhe selber putzen

Blick.ch - Tue, 05/05/2020 - 18:35
Ausgerechnet während Hertha-Profi Kalou das Corona-Konzept der Bundesliga in die Tonne tritt, präsentiert die Schweizer Liga den 20 Klubs ihr «Schutzkonzept Covid-19» zur Wiederaufnahme des Trainingsbetriebs.
Categories: Swiss News

Covid-19: et si les patients zéro provenaient des Jeux olympiques militaires?

Blog Secret Défense - Tue, 05/05/2020 - 18:31
Cette compétition sportive s’était tenue dans la ville chinoise, premier épicentre de l’épidémie de coronavirus, en octobre dernier
Categories: Défense

Fans in Sorge: Magerschock um Cathy Hummels

Blick.ch - Tue, 05/05/2020 - 18:25
Die neusten Bilder von Cathy Hummels werfen fragen auf: Dünne Arme, ihre Rippen am Bauch stehen klar hervor. Fans machen sich Sorgen um die Spielerfrau. Diese rechtfertigt sich nun auf ihrem Instagram-Profil.
Categories: Swiss News

Le jugement mis en délibéré pour le 19 mai

24 Heures au Bénin - Tue, 05/05/2020 - 18:21

La deuxième audience du procès en appel du journaliste Ignace Sossou s'est tenue ce mardi 05 mai 2020 au Tribunal de Cotonou. A l'issue de l'audience, au cours de laquelle, l'accusé a été soumis à un interrogatoire par les avocats, le jugement a été mis en délibéré pour le mardi 19 mai.

Le procureur général a requis contre le journaliste Ignace Sossou 12 mois de prison ferme et 500 000 francs CFA d'amende. Les avocats de la défense ont demandé la relaxe pure et simple de leur client. « Monsieur le président, je vous en supplie, redorez le blason du Bénin et acquittez Ignace Sossou. », a plaidé Maître Robert Dossou. Pour lui, l'infraction n'est pas constituée. Le délibéré a été fixé pour le 19 mardi mai 2020.

Le journaliste Ignace Sossou a été condamné le 24 décembre 2020 en première instance au Tribunal de Cotonou à 18 mois de prison ferme et une amende de 200 000 FCFA pour harcèlement par le biais de moyens de communications électroniques.

Le journaliste a tweeté les propos du procureur de la République Mario Mètonou lors d'un séminaire organisé à Cotonou par CFI. Il lui est reproché d'avoir rapporté des propos tronqués et déplacés de leur contexte. La première audience du procès en appel du journaliste Ignace Sossou du mardi 28 avril 2020 a été renvoyée au 5 mai 2020 à la suite de la demande des avocats du procureur Mètonou pour examiner les nouvelles pièces présentées par les avocats de Ignace Sossou.

Categories: Afrique

Schweizer Botschafterin muss antraben: Italiener hässig wegen Corona-Stau an der Grenze

Blick.ch - Tue, 05/05/2020 - 18:18
In Italien steigt die Wut über lange Schlangen vor den Grenzübergängen zur Schweiz. Nun muss die Schweizer Botschafterin vor dem Parlament in Rom antraben.
Categories: Swiss News

Le village de Woroko sous haute surveillance militaire

24 Heures au Bénin - Tue, 05/05/2020 - 18:18

Un fort détachement de forces de sécurité publique est déployé ce mardi 05 mai 2020 dans le village de Woroko, commune de Kétou, rapporte Frissons radio. Ces hommes en uniformes selon la chaîne radio, auront pour mission, de sécuriser le village pour une durée d'un mois.

Dans la nuit du jeudi 30 au vendredi 1er mai dernier, le village de Woroko a été victime d'une attaque attribuée à des peuhls transhumants, et soldée par la mort de 06 personnes et plusieurs blessés dont un agent de la Police républicaine.
Au nombre des personnes décédées, on dénombre 03 peuhls. A en croire le maire de la commune de Kétou, Théophile Déssa, « les hommes viennent dans le village, mais à la tombée de la nuit, vident le village ». « La nuit, le village est fantôme, aucun des peuhls ne reconnaît les trois personnes qui ont trouvé la mort au cours des attaques. Je crois qu'ils sont venus en expédition », a expliqué l'autorité locale. Le maire a souligné que deux personnes seraient mises aux arrêts à la suite de l'enquête ouverte depuis que ces évènements sont survenus.
Les investigations selon le maire, vont se poursuivre pour que l'on sache si ces mis en cause sont vraiment coupables ou pas.
Informé de ce que les populations veulent s'attaquer aux peuhls sédentaires de la zone, le préfet du Plateau, Valère Sètonnougbo s'est rendu dans le village ce lundi 04 mai 2020. « Nous avons appris que les populations de cet arrondissement de Kpankou s'organisent pour aller s'attaquer aux peuhls sédentaires qui sont dans la zone. C'est pourquoi nous nous sommes déplacés pour les sensibiliser », a-t-il expliqué. A en croire le préfet, les peuhls ne seraient pas arrivés de leur gré. « C'est sûr qu'il y a une situation dans la zone par le passé », a supposé Valère Sètonnougbo qui exhorte les populations à œuvrer pour la paix.

F. A. A.

Categories: Afrique

Vereinsloser Philippe Koch: «War schon vor Corona in einer schwierigen Situation»

Blick.ch - Tue, 05/05/2020 - 18:15
Philippe Koch (29) war einst Captain beim FCZ und spielte in der Champions League gegen Real Madrid oder die AC Milan. Zuletzt stand er beim FC St. Gallen unter Vertrag, doch seit letztem Sommer ist der Verteidiger ohne Klub.
Categories: Swiss News

Karlsruher Urteil löst in Brüssel Schockwellen aus

EuroNews (DE) - Tue, 05/05/2020 - 18:07
Karlsruher Urteil löst in Brüssel Schockwellen aus
Categories: Europäische Union

Coronavirus - Schweiz: Restaurants verlangen Personendaten von ihren Gästen

Blick.ch - Tue, 05/05/2020 - 18:07
Wer ab dem 11. Mai in ein Restaurant geht, muss seine Kontaktdaten hinterlegen. Eine Maskenpflicht gibt es nicht. Die Kantone sollen die Einhaltung des Schutzkonzeptes streng kontrollieren, das Gastrosuisse und Hotelleriesuisse am Dienstag veröffentlicht haben.
Categories: Swiss News

Quelles seront les règles à respecter dans les restaurants?

24heures.ch - Tue, 05/05/2020 - 18:05
L'association faîtière GastroSuisse dévoile ce mardi son concept de protection. Un élément peut faire grincer des dents: celui de devoir donner son identité et son numéro de téléphone.
Categories: Swiss News

Listening to the experts: ESMH interviews with scientists on coronavirus

Written by Svetla Tanova-Encke,

© Shawn Hempel / Shutterstock

Accurate, reliable and timely information about scientific or health topics has always been important, but in a pandemic, it becomes critical. The demand for credible and science-based data today is enormous, as people seek analysis and expert opinion in response to the crisis. Despite the worrying spread of false claims about Covid‑19, it seems that in critical times people increasingly return to scientific evidence and rediscover that expertise matters. It is therefore essential to provide as much reliable information from trustworthy sources as possible.

The European Science-Media Hub (ESMH), launched two years ago by the European Parliament’s Panel for the Future of Science and Technology (STOA), has a mission to promote trustworthy, science-based information and knowledge dissemination at the interface between the Parliament, the scientific community and the media. The ESMH focuses on the nature and effectiveness of science journalism and science communication. Fulfilling its mission during the novel coronavirus crisis, the ESMH has launched a number of initiatives to promote sound science and accurate science information.

One of these new products is a series of interviews with leading European virologists and immunologists about the strategies to fight the epidemic and the experience in different European countries. With the help of science writers, the ESMH team conducted interviews with experts from Italy, Spain, Germany, the Netherlands and the United Kingdom, and continue to collect further scientists’ opinions. These Covid‑19 interviews were included among the top resources and information listed by the Science Advice for Policy by European Academies (SAPEA) website, which forms an integral part of the European Commission’s Scientific Advice Mechanism (SAM).

The interviewees discuss the public health measures, confinement, the importance of testing and active surveillance and better healthcare system preparedness for a pandemic. All the experts underline the urgent necessity for cooperation and coordination at European level of research data, studies, data from clinical trials and drug development.

The EU is certainly aware of this need: On 20 April 2020, the European Commission, together with several partners, launched a European Covid‑19 data platform to enable the rapid collection and sharing of available research data. The platform is part of the ERAvsCorona action plan that aims at supporting researchers in Europe and around the world in the fight against the coronavirus outbreak.

Another recommendation from the experts – to establish an epidemiological expert council – proposed by Professor Alexander Kekulé has, in the meantime become reality: on 17 March 2020 the European Commission launched an advisory panel on Covid‑19, composed of seven leading European researchers.

One of the members of the advisory group, Professor Marion Koopmans warns in her interview that we could see more of this kind of danger in the future ‘if we topple natural balances’. Professor Ilaria Capua, Director of the One Health Center of Excellence for Research and Training, at the University of Florida in the United States of America, holds a similar position.

Professor Capua and other scientists are raising the question of better communication of science evidence to the general public and to policy-makers. According to Professor Kekulé, more scientists need to communicate and interact with the public. However, his firm opinion is clear: ‘Scientists should not take the political decisions. Ultimately, the decisions need to be taken by democratically elected politicians’.

In this context, the role of STOA as a parliamentary panel providing advice in the field of science and technology developments is an essential aid to parliamentary activities in relation to the crisis. The ESMH, operating under the political responsibility of the STOA Panel, will continue to gather European researchers’ opinions and to promote science evidence and sound science.

Categories: European Union

Coupure de courant à Aioun : les populations vivent au rythme des délestages

CRIDEM (Mauritanie) - Tue, 05/05/2020 - 18:00
Tawary - Les Aiounois vivent au rythme des délestages depuis le début du mois béni. Tous les quartiers de la ville sont touchés par ces...
Categories: Afrique

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