From January 1, 2019, the Russian Volga will cease providing AN-124 capacity for EU and NATO states under NATO's heavy military air transport program SALIS (Strategic Airlift Interim Solution), which includes 17 European member states and Canada. The loss is sensitive: Under Salis, Antonov and Volga have each had an AN-124 permanently stationed at Leipzig-Halle Airport since March 2006, with additional uplift available at short notice.
Unfortunately, the SALIS Program Office did not succeed in overcoming the Russian withdrawal, despite the long negotiations. The move comes just over a year after the Russian freighter operator announced the end of the near-decade-long Russlan collaboration to market AN-124 capacity with Ukraine’s Antonov. A move thought to be in response to western sanctions on Russian companies. Negotiations conducted by the Salis steering board last week failed to avert the withdrawal. After Volga-Dnepr subsidiary AirBridgeCargo lost about half its 21 landing slots at Schiphol last year, Russia reportedly threatened to ban Dutch carriers from its airspace. Shortly after, KLM struck a deal with ABC over additional slots.
The ending of the Salis contract puts pressure on NATO and the EU, which need access to the world’s largest commercial cargo aircraft. This is a serious loss of capacity: the Ukrainian An-124s of Antonov's air transport industry are only flying 900 flights per year - the largest fleet with two Russian aircraft has been available to SALIS's designers for up to 2300 hours per year.
There is always the possibility that the withdrawal is part of a larger play by Volga-Dnepr president Alexey Isaikin, who is looking to set up a German cargo airline, with AN-124s registered in Germany, at Leipzig. By registering an AN-124 to a German company, the Volga-Dnepr group would no longer be caught in the crossfire of political skirmishes between Russia and elsewhere, which includes problems with Antonov maintenance. And as an EU company, it might get preferential treatment for military shipments over Ukraine’s Antonov. It also adds pressure on Germany, which is keen to develop Leipzig-Halle as a freight airport, to OK the new airline’s AOC and aircraft registration. (Although as one source told The Loadstar, Lufthansa Cargo was unlikely to welcome a new freighter airline on its doorstep, and would “go ape-shit”.)
Tag: SALISVolga-DneprQuand Lucio Caracciolo, le directeur de Limes, m'appelle au cours des vacances de Noel pour me parler de son projet de numéro spécial sur la France (passionnant sommaire ici), une longue conversation s'engage : il y a matière à trois ou quatre articles tant le sujet est passionnant ou, plus exactement, tant le regard d'un Italien sur notre géopolitique soulève énormément d'idées nouvelles.
Finalement, je lui propose deux articles : un sur le nucléaire, l'autre sur le débat stratégique. Voici ci-dessous les introductions en français et les résumés en italien.
Quel débat stratégique en France en 2018 ?
L’arrivée au pouvoir du président Macron est apparu à beaucoup comme un brusque bouleversement des logiques politiques habituelles : si la chose est patente en France, elle paraît aussi très réelle sur la scène internationale où la magie médiatique de ce jeune président a donné à beaucoup le sentiment d’un « Kennedy à la française ». Sous les apparences, qu’en est-il pourtant au fond ? Les premières décisions reflètent-elles un débat stratégique préalable ? ont-elles au contraire alimenté ce débat en France ? Pas vraiment, il faut en convenir, même si les actes et les déclarations ont mis les questions de défense dans le cercle d’attention des médias, pas toujours pour les bonnes raisons.
L’ascesa di Macron non ha innescato una vera riflessione sugli obiettivi da assegnare alle Forze armate. Fornire fondi adeguati ai militari non basta a fare una strategia. E nemmeno la vecchia novità dell’Europa della difesa. Il servizio nazionale universale.
A molti l’ascesa alla presidenza di Emmanuel Macron è apparsa come portatrice di un brusco sconvolgimento delle consuete logiche politiche. Tanto in Francia quanto all’estero, dove il luccichio mediatico trasmette l’immagine di un «Kennedy à la française». Al di là delle apparenze, quanto c’è di vero? Le prime decisioni prese dall’Eliseo sono il riflesso di un ragionamento strategico? O, al contrario, ne alimentano uno sulla traiettoria del paese? Bisogna ammettere che non è così. I primi gesti e le prime dichiarazioni dell’inquilino dell’Eliseo hanno puntato i riflettori sull’ambito della difesa. Ma non sempre per buone ragioni.
Il presidente e i militari
La confusa campagna elettorale della primavera 2017 non aveva innescato un intenso dibattito strategico, essendo troppo concentrata sulle personalità e sui colpi di scena per dedicare attenzione ai dettagli dei programmi. Non che ce ne fosse bisogno: questa volta molto più di altre i temi della difesa occupavano un posto risibile nei documenti propositivi dei candidati. Solo il capo di Stato maggiore delle Forze armate, il generale Pierre de Villiers, aveva sostenuto in un discorso accademico a settembre 2016 e in una lunga intervista nel dicembre successivo la necessità di raggiungere il 2% del pil per la spesa militare. Tutti i concorrenti per l’Eliseo l’avevano ripreso per indossare la maschera del responsabile difensore del paese di fronte alle crescenti minacce. La Francia era ancora scossa dagli attentati di Parigi e la sicurezza continuava a essere un tema portante.
Una volta eletto, Macron ha fatto alcune mosse volte a collocarlo all’altezza dell’eredità di Charles de Gaulle. Dalla sua intronizzazione, si è circondato di simbolismi: risalita degli Champs Elysée…
Giù le mani dalla forc de frappe
Le nucléaire militaire français : de l’assurance mais des incertitudes
En Europe, la France est avec la Grande-Bretagne l’un des deux pays qui, du fait de sa maîtrise de la bombe, possède une école stratégique nucléaire fournie. Le débat y est classiquement articulé entre partisans et opposants, selon un clivage ancien qui n’a pas beaucoup évolué. Régulièrement, les opposants publient une tribune ou se saisissent d’un événement de l’actualité internationale pour faire valoir leur inquiétude : ce fut par exemple le cas en janvier dernier lorsque les scientifiques américains, avancèrent « l’horloge de la fin du monde » d’une demi-heure vers l’apocalypse. On en parle au mieux une journée, le débat tombe à plat et l’on continue comme avant. De l’autre côté, les partisans de l’arme nucléaire publient régulièrement ouvrages et analyses . La France est d’ailleurs probablement le seul pays d’Europe à produire autant de documents de conception stratégique, d’une part pour confirmer les thèses, d’autre part pour les faire évoluer de micro avancées tenant compte des évolutions récentes, qu’elles soient techniques, géopolitiques ou tout simplement politiques.
Macron vuole ravvivare la discussione pubblica sul deterrente atomico. Le posizioni interne. Il dibattito in America e Regno Unito. L’improbabile condivisione della Bomba francese con Berlino. Ma l’ortodossia nucleare per ora non si tocca.
In Europa, la Francia è assieme al Regno Unito l’unico paese che, grazie al possesso della Bomba, ha una scuola strategica nucleare degna di tale nome. Il dibattito nel nostro paese è classicamente diviso fra partigiani e oppositori, secondo un’antica linea di faglia che non si è molto evoluta nel tempo. Di tanto in tanto, gli oppositori 1 pubblicano commenti o si rifanno a un fatto d’attualità internazionale per comunicare la propria inquietudine, come quando lo scorso gennaio gli scienziati americani hanno spostato «l’orologio della fine del mondo» mezz’ora avanti verso l’apocalisse. Se ne parla un giorno, quando va bene, poi il dibattito muore lì come se nulla fosse. Sull’altra sponda, i partigiani divulgano con molta più assiduità le proprie opere e analisi 2. La Francia è probabilmente l’unico paese d’Europa a produrre un numero apprezzabile di documenti strategici che da un lato confermano le tesi principali dei pro-nuclearisti e dall’altro fanno loro compiere piccoli passi in avanti per riflettere le più recenti evoluzioni tecniche, geopolitiche o semplicemente politiche.
Il dibattito è comunque praticamente immobile, anche perché l’arma nucleare gode di un solido sostegno presso l’opinione pubblica: il 61% dei francesi ritiene che il possesso della Bomba sia un punto forte dei n…